“Amricord”, in dialetto parmense “mi ricordo”, rappresentava per me l’incipit di una delle tante storie che mia nonna mi raccontava.
Era un pò il “c’era una volta” che spalancava davanti ai miei occhi di bambina, accudita da lei prima, e a quelli dell’adulta che se ne occupava poi, una serie di aneddoti che avevano come protagonisti personaggi variopinti, alcuni dei quali con soprannomi fantasiosi.
Quando ha perso suo figlio, mio padre, nonna Gina ha gradualmente smarrito anche la memoria del tempo presente.
Al contrario, i ricordi del passato, delle sue origini e della sua gente sono rimasti ben saldi dentro di lei e ai suoi racconti, resistenti alle intemperie del tempo e ai dispiaceri, proprio come la casa in pietra del paesino dove è nata e vissuta prima di incontrare e sposarsi con mio nonno e trasferirsi a Genova.
Bore, in provincia di Parma, è una piccola realtà con pochi abitanti e con l’aria buona.
In alcuni punti sembra che il tempo si sia fermato, le persone sono gentili e quando incroci qualcuno per strada ti saluta sempre.
Sono tornata lì per raccontare con le immagini i suoi ricordi e rivederli alla luce del presente.
Ho fotografato i posti di cui mi parlava, ho rintracciato le persone che conosceva direttamente o che sono radicalmente e visceralmente legate alla sua terra.
Inevitabilmente le storie di nonna sono diventate un pò anche le mie, gli sguardi delle persone e le loro vite mi sono entrati nel cuore, i posti nell’anima.
In una delle prime foto che ho fatto, c’è una sedia vuota che guarda sul panorama.
Ho immaginato che lei fosse lì seduta a ricordare e a rivivere, attraverso i miei occhi, quella parte della sua vita da cui non si è mai distaccata del tutto, nonostante la distanza, gli anni e la malattia.